Sabato 2 Marzo si è tenuto il ”Convegno diocesano sul tema comunità cristiana e disabilità”.
La testimonianza di Angela Grassi che ha partecipato all’evento ci riassume il messaggio che la diocesi di Milano ha voluto affrontare.
La disabilità spaventa, sì. Destabilizza, eccome. Soprattutto chiede di imparare una lingua, di avere pazienza per cogliere il modo giusto di entrare in relazione. Lo chiede a genitori, insegnanti e amici e lo chiede a sacerdoti, educatori, catechisti, a tutti coloro che gravitano in una parrocchia, nella “comunità educante” che accoglie anche persone con qualche fragilità.
Nel mondo dell’efficienza e del “tutto subito”, il convegno “Chiesa madre… di tutti?” svoltosi il 2 marzo a Cernusco sul Naviglio, promosso dalla Servizio per la catechesi, da Fom, Caritas e Csi dell’Arcidiocesi di Milano, ha aiutato i circa trecento partecipanti a interrogarsi sulla provocazione di papa Francesco rispetto all’idea di una “Chiesa madre capace di generare alla fede”.
Don Mauro Santoro ha evidenziato che occorre privilegiare il sentire, la relazione, oltre gli strumenti e i metodi che siamo abituati a utilizzare.
Cristina e Fabrizio, genitori di Beatrice, hanno raccontato il loro rapporto con la figlia incapace di sostenersi che hanno avuto il dono di crescere per 13 anni. «Anche nelle situazioni difficili – ha ricordato Cristina, senza nascondere sofferenze e pugni nello stomaco – si può trovare il bello di stare insieme. Un figlio è un appuntamento al buio, sempre. Ma è di lui che ti devi occupare. La disabilità succede, non ti avvisa: ma Beatrice chiedeva di essere felice e non le era possibile da sola. Bea ci ha insegnato ad affinare i sensi. Ci ha regalato una sensibilità nuova. Abbiamo capito cosa sia l’amore incondizionato».
Ora Cristina (che ha raccolto i suoi pensieri nel libro “La bambina morbida”) e Fabrizio sono impegnati nel Gruppo accoglienza disabili di Cinisello che ha come obiettivo difendere i diritti delle persone fragili e curare la pedagogia dei genitori, un invito «a non raccontare i figli per sottrazione, per quello che non sanno fare, ma rivelandone il bello e il buono». Perché «non conta quello che ti capita, ma quello che ne fai».
Intensa anche testimonianza di Alessandro Trevisan, giovane disabile autore del libro “Il resto è tuo”, che si è detto consapevole di non poter avere una propria autonomia ma di desiderare una Chiesa che aiuti le persone a vedere oltre ogni imperfezione.
Il convegno ha esortato a creare una solida rete fra tutti coloro che intendono lavorare per l’inclusione (comunicando attraverso l’indirizzo mail inclusionedelladisabiita@diocesi.milano.it) e ha affidato il suo forte messaggio a don Mario Antonelli, vicario episcopale per l’educazione e la celebrazione della fede, che ha declinato quattro esortazioni a una Chiesa che a volte è avara di fronte alla passione per la vita di tanti suoi figli:
1 – Sei madre perché sei stata fecondata, ascolta la Parola.
2 – Se non riesci a essere maestra secondo i moduli consueti, non smettere per questo di essere madre. Abbiamo conosciuto il fallimento di certi moduli educativi, non riteniamo che la fede sia nell’ordine del sapere. È nell’ordine del voler bene a Gesù. Evitiamo gnosticismo (che in nome del ragionamento perde la tenerezza della carne del fratello) e pelagianesimo (che riduce tutto al fare e dimentica l’affetto). La dottrina cristiana ha un corpo non rigido e carne tenera, si chiama Gesù Cristo. I piccoli snidano la rigidità del nostro grembo ecclesiale e invitano ad ascoltare la leggerezza del tocco dello Spirito.
3 – Sei madre in quanto figlia, maestra in quanto discepola. Papa Francesco ci ricorda che è dai poveri che si impara, andiamo oltre la supponenza ecclesiale. I poveri ci ammaestrano in quanto custodi, tabernacoli: per questo vanno abbracciati, perché sono il corpo di Gesù. Non strattoniamoli perché vengano dove siamo noi, non screditiamoli come difetti dell’umanità. Sono memoria viva del Signore Gesù. Vengano loro, coi loro sorrisi con un linguaggio altro a strattonare noi imbastiti nei nostri protocolli. Disturbano la celebrazione? Finalmente! Turbano una lentezza sacrale indegna della carne di Gesù. Chiesa, osa il passo!
4 – Sei la locanda che tutti accoglie. Ricorda la parabola del Buon samaritano. Abbassati come fa una madre verso il figlio, impara il suo linguaggio. Papa Francesco ama una Chiesa vicina ai dimenticati, agli imperfetti. È lui a dirci “innovate con libertà!”.
Tanti spunti su cui meditare. Tante relazioni da tessere. O semplicemente da riscoprire.
Angela Grassi